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Robotica sociale e sue future applicazioni

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Siamo ormai abituati a vedere i robot nella vita di tutti i giorni in diversi contesti. Entriamo in un ristorante e i robot camerieri servono ai tavoli, mentre altri cucinano e prendono le prenotazioni ai clienti. Poi vi sono i robot pulitori, quelli che supportano medici e infermieri nel loro lavoro fino ai sistemi di robotica intelligenti che fanno le consegne. Gli esempi sono tanti. In questo contesto è naturale sentire parlare anche di robotica sociale, ovvero di cobot capaci di comunicare con le persone instaurando un’interazione simile a quella di una relazione umana. 

Quello della robotica sociale è, senza dubbio, un settore della robotica in piena fase evolutiva, non senza difficoltà. Combinare la logica e la razionalità di un’intelligenza artificiale con il comportamento spesso imperfetto ed irrazionale dell’uomo non è, infatti, sempre facile. A questo si aggiungono anche vari aspetti etici di importanza non trascurabile. Eppure, grazie proprio alle nuove tecnologie AI, i robot sociali sono oggi una realtà. È quanto si è evidenziato nel seminario internazionale Healthcare Robotics and Welfare Technology. Continua a leggere per saperne di più.

Robotica sociale: definizione

La robotica sociale o human robot interaction (HRI) è un settore della robotica finalizzato alla progettazione e all’utilizzo di robot capaci di assomigliare agli essere umani e relazionarsi con loro. Questi robot hanno sempre più forme antropomorfe con movimenti che appaiono più spontanei e naturali. 

Ma la robotica sociale ha anche il compito di stabilire quali caratteristiche e comportamenti fisici di un robot possono favorire l’interazione con l’essere umano. In questo modo si realizzano robot capaci di intrattenere l’uomo con iterazioni che si avvicinano sempre di più a una sorta di relazione sociale.

Un sistema non semplice, dato che il comportamento umano non sempre è lineare e quindi, diventa difficile adattare gli schemi di una AI ai rapporti umani.   

Robot e applicazioni sociali

Il ruolo della tecnologia robotica nel settore dell’assistenza sociale è stato oggetto del seminario internazionale “Healthcare Robotics and Welfare Technology”, promosso il 23 giugno dall’Università Cattolica di Milano, in collaborazione con il NTNU norvegese (Norwegian University Of Science and Technology). 

In questa sede si è discusso su come ampliare l’utilizzo della robotica sociale per fornire un supporto alle persone che necessitano di cura: invalidi, anziani, soggetti con disabilità, minori. Oggi sono diversi i robot sociali utilizzati nelle relazioni delle persone. Si chiamano Pepper, Nao, Giraff, Tessa e Sophia e possono essere programmati per fornire assistenza e supporto. 

Come evidenziato dal seminario, la robotica sociale può essere un valido supporto sia per i pazienti, sia per il personale. Infatti, questi robot possono svolgere diversi compiti in autonomia o affiancando lo staff qualificato. Grazie alla loro capacità di interagire con l’uomo riescono a fornire risposte e informazioni. La robotica sociale è ancora in fase di evoluzione, ma tutti gli studiosi di questo settore sono in accordo che le applicazioni potrebbero essere davvero tante. Vediamone alcune.

Robot sociali per assistere le persone sole

La solitudine e l’isolamento sociale sono due aspetti che influiscono in modo negativo nelle persone sole e negli anziani, portando a depressione e a conseguenze più gravi fino anche a gesti estremi. In questo contesto i robot sociali possono essere un valido supporto, con risultati positivi nel contrastare gli effetti negativi della solitudine. 

Oggi i modelli di robot sociali sono dotati di un algoritmo capace di riconoscere le emozioni umane: artificial emotion intelligence (intelligenza artificiale emozionali). Riescono così a valutare lo stato d’animo di una persona, con un’accuratezza del 90%, rispondendo a una serie di input vocali in modo sempre più naturale.

Robot e bambini con autismo

Nao è uno dei robot che ha dimostrato come la robotica sociale può essere un valido strumento per aiutare gli anziani e i soggetti disabili. Nasce nel 2007 da un progetto francese per supportare le persone anziane affette da demenza senile. Oggi è stato ampliato il suo utilizzo come supporto ai bambini autistici

Alto poco più di 50 cm è programmato per applicare l’ESDM (Early Start Denver Model) un metodo psicoeducativo che si è dimostrato molto utile nel trattamento dell’autismo. 

Inoltre, grazie a una serie di videocamere con riconoscimento oculare, può modulare il numero di stimoli a cui un bambino autistico deve essere sottoposto, fornendo anche un supporto al terapeuta, memorizzando i diversi comportamenti in tempo reale. Tuttavia, ad oggi si è ancora solo in fase di sperimentazione.

La robotica sociale negli ospedali

Il problema della solitudine è anche per i pazienti ricoverati negli ospedali con difficoltà motorie come coloro che sono affetti da lesione del midollo spinale. L’Università di Genova è stata tra le prime ad adottare un robot sociale, con la capacità di interagire in diverso modo, in rapporto alla tipologia di paziente. Anche in questo caso vi è un supporto al paziente, ma al contempo anche un aiuto indispensabile per lo staff.

Qual è il ruolo dei robot nel sociale

I robot non sostituiscono l’operato degli essere umani è ciò che si è evidenziato nel seminario dell’Università Cattolica. Anche se sono sempre più intelligenti e autonomi, i roboto collaborativi nascono per coadiuvare uno staff di assistenza aiutando ad aumentare il livello di attenzione nei confronti di anziani, di soggetti vulnerabili o dei pazienti, alleggerendo il carico di infermieri e assistenti. 

Ad esempio, possono essere programmati per rispondere a richieste specifiche, ricordare quando un paziente deve prendere la pillola, offrire un controllo instancabile durante le ore notturne e prevenire eventuali situazioni di pericolo.

Tuttavia, i robot sociali sono ancora in una fase di evoluzione con una serie di limiti. Ad esempio, non hanno quella sensibilità sociale tipica dell’uomo, oltre alla capacità di dissimulare eventuali situazioni con alcuni pazienti. 

A questo si aggiunge che le applicazioni della robotica sociale sono spesso contrastate da aspetti culturali che creano una visione distorta delle aspettative dei robot, o con paure irrazionali (robotfobia).

Conclusioni

Per raggiungere l’integrazione tra robot e uomo è necessario conoscere quali sono le potenzialità di questi strumenti e i loro utilizzi. 

Inoltre, per contrastare l’idea di robot come minaccia dell’uomo è importante anche apprendere quali sono i loro limiti in tutti i campi in cui possono essere applicati, dunque anche nella ristorazione e nel retail. Informazioni che puoi ottenere contattandoci in ogni momento sulla nostra chat su WhatsApp

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