Robotfobia e riduzione dei posti di lavoro: Tutta la verità
Da iniziale euforia, l’utilizzo dei cobot nel settore del food e nelle strutture ricettive si è trasformata in fonte di stress e di insicurezza per i lavoratori. Uno studio della Washinton State University ha sottolineato come oggi si può parlare di robotfobia (paura dei robot): le tecnologie di robotica intelligente sono considerate una minaccia al lavoro. Una percezione che è rafforzata anche dalle dichiarazioni di TV e social media in cui spesso si definiscono i robot come possibili pericoli per gli uomini, senza evidenziare invece, i benefici per il lavoro.
Se si esaminano gli studi su questo argomento ci si trova con risultati contrastanti. Alcuni hanno dimostrato come i sistemi di robotica intelligente possono avere un effetto negativo sull’occupazione. Tuttavia, ci sono altri report che hanno evidenziato come, qualunque modello di cobot, dai robot camerieri a quelli per la pulizia, fino a robot per la consegna, possono essere un valore aggiunto ed anzi contribuire ad aumentare il lavoro. Qual è dunque la verità?
Gli ultimi studi hanno evidenziato che spesso vi è un enorme divario tra percezione e reale pericolo dei robot. Ciò ha portato a trasformare i cobot in una fobia. Scopriamo cosa c’è di vero nella robotfobia e se i cobot possono essere considerati una vera minaccia per il futuro del lavoro.
Cos’è la robotfobia?
Dal greco phobos, la fobia è un’irrazionale paura scatenata da diversi fattori: oggetti, un particolare evento, animali, spazi aperti, luoghi chiusi ecc. Non esiste un reale pericolo, ma la percezione che la mente ha di un qualcosa, porta al panico, a stress e a situazioni di ansia e paura.
Lo studio della Washington State University, pubblicato a maggio del 2024, si è soffermato sull’impatto di robot nel lavoro. Ha dimostrato proprio come nel settore della ristorazione e in quello alberghiero si è sviluppata una percezione dei robot che si allontana da quella della reale esperienza, trasformandosi in una paura irrazionale: robot-fobia.
Lo studio ha coinvolto 620 dipendenti del mondo del food e dell’horeca, di cui 308 legati alla ristorazione e 322 a quello alberghiero, a cui è stato domandando:
- le loro percezioni sul pericolo di essere sostituiti da un robot;
- se fossero stati testimoni di situazioni in cui i robot hanno preso il posto di lavoro di un collega.
Si è evidenziato come l’idea che i robot possano ridurre i posti di lavoro genera sensazioni di insicurezza, ansia e stress nei lavoratori. In particolare, tra gli intervistati, quelli che hanno confermato il loro timore maggiore di perdere il posto, sono coloro che hanno già lavorato con i robot e conoscono in un modo o nell’altro le loro applicazioni.
Ciò potrebbe spingere lo staff a un aumento dei licenziamenti, dato che il personale si sente minacciati dai robot. Tuttavia, questa percezione è ben differente dalla realtà. Vediamo perché.
Cosa c’è di vero tra robot e perdita dei posti di lavoro
Per comprendere come si è scatenata la robot-fobia, è utile esaminare alcuni aspetti del settore del food e dell’ospitalità degli ultimi anni. In questo comparto il turnover dei lavoratori è tra i più alti rispetto. Ciò genera spesso una serie di problemi per le aziende nel trovare personale qualificato, che possa lavorare stagionalmente o a tempo prolungato.
A peggiorare la situazione vi è stato il momento di stop dovuto al lockdown per il Covid-19. Ancora oggi si risente della mancanza di lavoratori nel food e nel settore alberghiero in Italia e nel mondo. Secondo il report del FIPE (Federazione Italiana Pubblici Servizi) circa il 70% delle aziende italiane, legate alla ristorazione e alle attività ricettive, è in difficoltà nel reperire personale.
In questo contesto i robot sono diventati un valida soluzione. Perfetti per servire ai tavoli, per la pulizia degli alberghi o per ricevere gli ospiti. Si è così creato uno spazio per le nuove tecnologie. I robot sono diventati strumenti che aiutano a migliorare la soddisfazione del cliente, incrementando l’efficienza del servizio.
Dal punto di vista delle attività imprenditoriali i robot sono la soluzione alla mancanza di manodopera qualificata, e non uno possibile sostituzione di personale. Lo studio della Washington State University ha quindi sottolineato come vi sia un netto divario tra percezione e realtà nel mondo del lavoro nei confronti dei robot.
La paura non è reale, ma può essere definita come una sorta di profezia che si auto-adempie. Si potrà verificare non per un nesso di causa ed effetto, ovvero perché realmente i robot prenderanno il posto dei lavoratori, ma perché la robot-fobia genera ansia e paura negli umani, spingendoli ad abbandonare il loro posto di lavoro volontariamente. Ciò crea sempre più spazi per i robot.
Robotfobia: verità o esagerata percezione?
La diversa percezione della minaccia dei robot, rispetto alla realtà è dimostrata anche da uno studio del professore di sociologia della Brighton Young University: Eric Dahlin. La sua analisi pubblicata dal Sociological Research for a Dinamyc Word e riportata sul Journal of Contemporary Hopsitality Management ha evidenziato come la percezione che i robot possano prendere il sopravvento è di tre volte la realtà.
Sono stati intervistati circa 2.000 dipendenti del settore del food e alberghiero. Il 14% di chi ha perso il lavoro per colpa di un robot, afferma che il 47% di tutti i licenziamenti è stata a causa di un cobot. Anche chi ha avuto un cambio di collocazione nelle proprie mansioni, per il 29% attribuisce questa sostituzione ai robot, anche se le cause sono diverse.
Ne consegue che coloro che hanno perso il lavoro, hanno una percezione di circa il doppio dei ruolo dei robot come principale causa, mentre i lavoratori che sono stati sostituiti, hanno sovrastimato il ruolo dei robot di circa tre volte.
Quindi secondo Erick Dahlin “la nostra percezione che i robot possono prendere il sopravvento è molto esagerata”.
Come i cobot contribuiscono al lavoro
La robot-fobia può essere contrasta da adeguata informazione e conoscenza delle nuove tecnologie. Far comprendere come funzionano i robot, e come uomini e macchine possono lavorare insieme, è il primo passo che un datore di lavoro deve fare con il proprio staff.
I cobot aumentano il livello del servizio svolgendo alcuni compiti ripetitivi, estremamente pesanti e poco soddisfacenti per il personale: ritirare piatti, trasportare la biancheria, servire a un tavolo, pulire ampie superfici.
Ma ciò non basta. Come consigliato da Bamboo Chen, ricercatore nel settore dell’ospitalità della Carson College Of Business, è necessario anche evidenziare quali sono i limiti dei cobot e come alcune attività umane non potranno mai essere sostituite. Solo così i robot collaborativi possono essere una risorsa aggiunta, visti sia come nuove opportunità di lavoro, sia come supporto al personale.
Conclusioni
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